Incertezze del quotidiano, domande lecite per la
Hoth Brothers Band che torna a raccontare storie soffermandosi sull’American West.
Folk, americana e del blues, si parte dal New Mexico sia per raccontare di
Judith, pittrice anziana che anche se ammalata preferisce starsene alla larga dalla città e familiari, che per usarlo come fondale della paradisiaca
Cliff Fendler.
Aprono una lunga serie di ballate (17 brani) dalla forma scarna, quasi spoglia, come fotografie in bianco e nero del passato che penetrano sotto la pelle.
Il microfono si sposta tra Boris McCutcheon e Bard Edrington V con Sarah Ferrell ai cori, tra passaggi ‘roots’ energici e intensi,
Volendam, la biblica
Pappy's Last Ride, alla foresta di
HoneyGuide con il folgorante passaggio nel San Juan River di
Slickhorn e al fiume si resta per il tratteggio di
Sam Hill.
Lo sguardo profondo di
Tell Me How You Feel si apre ad un rapporto con lo spazio rurale che aspira alla libertà perchè non si finisce col cozzare contro il solito muro, quello dell'inautenticità dei rapporti umani, quello del tradimento di fondo che la gente compie nei confronti di se stessa e dei propri desideri: al soggiacere della vita e ai ruoli da essa imposti, ci si ribella ad essa marcando i passaggi in Tell Me How You Feel.
Umorale e accogliente
Cherry Pits, alla dolcezza di piccole gemme come
Trouble and Desire,
Poor Man's Light e
Passage, chiudendo sempre nel New Mexico di
Rough Ragged Edge, tutte imbevute di una sorta di realismo magico, come nei film di Jacques Tati, dove tra il silenzio, si apre una strada in salita, un albero, un prato, cielo con nuvole.
La rivedo la macchina di Hulot che non ce la fa, butta fumo, annaspa, si ferma in una leggerezza che arriva all'incanto.
Dalla macchina ferma sulla salita non è sceso nessuno.
Hulot sa ascoltare e apprezzerebbe l’alternativa al silenzio di Tell Me How You Feel.