WILLIAM THE CONQUEROR (Maverick Thinker)
Discografia border=Pelle

        

  

  Recensione del  13/04/2021


    

Si chiude il cerchio.
Maverick Thinker la summa di una trilogia di dischi (gli altri sono Proud Disturber Of The Peace e Bleeding On The Soundtrack) a rappresentare passaggi della vita (giovinezza/maturità, innocenza e disinganno, fede/scetticismo), un viaggio quello del frontman Ruarri Joseph a capo di un trio (Harry Harding (batteria) e Naomi Holmes (basso)) che si ispira al poeta, filosofo e scrittore Hermann Hesse.
William The Conqueror sono come una scheggia di un sorriso, specchio di un'idea, la musica che serve a Maverick Thinker, gli si adatta, lo veste di rock e ballate malinconiche che il più delle volte gli sopravvive.
Caricano a molla i ricordi in Move On, le chitarre elettriche aprono a una forma di scrittura per immagini, quella di una madre, nel vederla in gioventù da autostoppista.
A partire dalla concezione dello spazio del rock inquadrato in quanto spazio rifilato e non delimitato (The Deep End), dove per spazio rifilato si intende lo spazio appagato dalle sue sponde melodiche (altro brano con spessore elettrico, Alive at Last), dove anche le immagini di fede e religione sono in movimento e possono sposarsi efficacemente, con mutuo vantaggio, ai suoni in Jesus Died a Young Man.
Nella ballata di Quiet Life ne ammiriamo l'impeccabile dolcezza malinconica, bellezza sempre legata al ritmo, ora fulgente ora severo, mentre si analizza un mondo alla deriva dove c’è ancora una figura materna sullo sfondo, ma dopotutto bisogna pure svegliarsi da un sogno ecco allora le muscolari Wake Up’ e Fiction.
Tra metafore, ricordi di infanzia, fumosi come l’aria di Londra di un’altra grintosa dose di chitarre in Suddenly Scared (24 Storeys High) e gli incroci maledetti di Reasons, tra il mito Robert Johnson e il diavolo, si chiude coi 7 minuti di una splendida Maverick Thinker.
La nostalgia e un senso di rassegnazione che, nella coda di un pianoforte, apre a una partita di cui si può anche conoscerne il finale, ma non la strada e gli imprevisti per arrivarci.
Perchè dopotutto, non si sa mai quali eventi ti possono riportare a casa.