
La blues singer Lisa Lystam al secondo disco coi
Heavy Feather, ha scelto di rendere il passato baricentro del futuro, un ugola infuocata ad “azione sentimentale” per come si prenderebbe il cuore in mano per un ideale ancora vivo ed espressivo, il classic rock anni ’60 e ’70.
Mountain of Sugar tesse il suo universo di variazioni e coincidenze con le facce del blues, scaturisce da questo percorso il pregio di un racconto chitarristico dove calcolo e libertà sembrano coincidere (fulminante la bellezza di
30 Days).
Gli Heavy Feather disegnano zone di differente temperatura cromatica dentro la cornice della chitarra (il doppio passo di
Bright in My Mind, aggiungono l’armonica in
Mountain of Sugar).
Parole di rock si coagulano in brani dal sapore intenso (
Love Will Come Easy,
Too Many Times), suggerendo visioni mistiche che non rimandano ad altro che a se stesse, in uno spazio-temporale rispettato, ma le dimensioni variano, il tempo del rock si avvita o si dilata in maniera imprevedibile (
Rubble & Débris o in
Sometimes I Feel dove è il chitarrista Matte Gustafsson, al microfono).
Lisa Lystam riprende il suo spazio in
Lovely Lovely Lovely, lo impone, mostra come la sua voce, dai colori molto caldi e carichi, sia in grado di prendere le distanze dall'eleganza monocromatica ‘al maschile’ (ma utile ad enfatizzare il solo di
Asking in Need), mettendo in risalto carne, sangue e.. Mountain of Sugar.