BLACK CROWES (Shake Your Money Maker 30th Anniversary)
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  Recensione del  28/02/2021


    

I fratelli Chris e Rich Robinson e il trentennale del debutto Shake Your Money Maker.
Realizzato nel 1990, torna rimasterizzato in tutta la sua carica di rock and roll e si presenta come in un viaggio al mare dove è “ovvio” che vedremo il mare, eppure non smettiamo di meravigliarci di un qualcosa che non finirà mai di sorprenderci (eppure è sempre lì, apparentemente uguale: Twice As Hard, Jealous Again, Sister Luck, Could I've Been So Blind..).
In un disco che oggi, usando una piglia pittorica, mi piace vedere come l'urto visivo fra due superfici dove la prima fa pensare all'astrattismo geometrico (Mondrian, ma spinto sui chiari, gli azzurri e la quasi monocromia) e la seconda esplode in una sorta di painting pollockiano (Seeing Things, Hard To Handle a Struttin' Blues e la mitica Stare It Cold).
Ma il meglio deve arrivare con la Versione Deluxe a renderlo alquanto succolento: altri 2 cd che comprendono b-sides e materiale non inciso in precedenza con 3 outtakes, 2 demos registrate col nome originale, Mr. Crowe’s Garden e un concerto ad Atlanta prima del Natale 1990 e non ultimo, un libricino di 20 pagine tutto da sfogliare.
Il cd 2 (Unreleased Songs and B-Sides) racconta e difende l'innocenza e la genuità dei Black Crowes, la proietta su un terreno concimato, assai più di quel che si crede o si e voluto credere, trovando solo conferme in Charming Mess e Don't Wake Me, una signor cover di 30 Days In The Hole, altre perle come Jealous Guy e Waitin' Guilty a raccontare una storia, la loro storia dove il tempo diventa trasparente e le asseconda, tende a non mostrarsi, si lascia attraversare come un vetro che c'è ma non si vede.
La trasparenza, alla fine, dopo versioni differenti, l’acustica Jealous Again e She Talks To Angels baciata dal pianoforte, si lascia individuare, analizzare, apprezzare e trovare ricca e varia nello splendido concerto del cd 3 (The Homecoming Concert, Atlanta, GA – December 1990).
Shake Your Money Maker 30th Anniversary completa la sua ricerca di spazio nel tempo.
Come un virus (non riferito al covid, ma nel sistema burroughsiano, dove tempo e linguaggio sono i virus privilegiati dal controllo), abita i corpi fino a sostituire totalmente i propri bisogni (cioé di continuare ad esistere in quanto tempo) a quelli dell'ospite, il concerto accresce la tensione fino a scatenarsi in una seconda parte esplosiva, elettrica è dir poco (qualsiasi cosa i fratelli Robinson tocchino sprizzano scintille).
1 ora e 20, una pioggia di classic rock, di desideri accessibili, mani e chitarre che si avvinghiano in un (im)possibile piacere.
E così, grazie al tempo, il mito dei The Black Crowes continua a sopravvivere.
30 anni di un capolavoro!!