DEWOLFF (Wolffpack)
Discografia border=Pelle

             

  

  Recensione del  28/02/2021


    

Wolffpack non è altro che il seguito delle Tascam Tapes dello scorso anno e una diretta conseguenza di una scaletta, scelta con i propri fans, dopo la pubblicazione di nuovi brani scaglionati in un paio di settimane sul Web.
Nel bunker olandese di Utrecht, la genialità dei fratelli Pablo e Luka Van de Poel ha saputo reinventarsi vivificando atmosfere anni ’70 infondendogli linfa nuova a formule in apparenza già collaudate e si sono di nuovo sbizzarriti tra psychedelia e atmosfere soul-funk (azzeccate in Half Of Your Love).
Tra le restrizioni da Covid la stridente bellezza di Yes You Do è quel che serve a reggere la nuova (vecchia, per tanti) vita quotidiana, dove tutto è abitudine ecco che arrivano sorprese, emozioni.
Quelle emanate da Treasure City Moonchild si colorano di altre implicazioni del rock, offrendo, nella sua ostentata fedeltà a timbriche classiche (la coinvolgente Sweet Loretta), tasselli di importanza non secondaria in un lungo e variegato susseguirsi di rapporti strumentali tra tastiere e chitarra elettrica.
I DeWolff alla ricerca di melodie fondamentalmente sensoriali, emozionali, certo, ma non si indirizzano all'intelletto che attraverso il tramite della sensazione corporea del rock, al cosciente dopo aver smosso il subcosciente: se convincono in Lady J e Roll Up The Rise, trovano in Bona Fide il punto per raccogliere e amplificare tali caratteristiche e Wolffpack continua a esercitare un fascino ipnotico tra la sezione fiati di R U My Saviour tale da impedire tutto sommato, all’ascoltatore, di distrarsi e concedersi qualche pausa.
Con la chiusura di Hope Train i DeWolff forano il muro del rock e costruiscono uno dei loro documenti sonori in cui lo spazio, la luminosità, le vibrazioni della fissità, lo scivolare delle chitarre sul paesaggio di Wolffpack.. sono tali da meritare la giusta contemplazione dagli eventi infinitesimali quotidiani che non avranno più il predominio sul vostro tempo.