Sarŕ per l’isolamento forzato da pandemia, ma la belga
Ghalia Volt anche da sola, trova il bandolo della matassa.
In One Woman Band, con la slide/cigar box guitar e il piede a calciare le percussioni, ci accompagna in un labirinto di emozioni in cui l'immagine cruda e viscerale del rock/blues gronda senso intimo e colori in bianco-e-nero (
Last Minute Packer e
Can't Escape).
Registrato in Mississippi, la sospensione passionale al passato di
Evil Thoughts e
Just One More Time, per come Ghalia Volt si adagia, č vincente, un lavoro alla chitarra di “agitazione” in cui l'archivio immaginifico del blues viene dilatato in una esplosione di senso in
Meet Me in My Dreams e
Bad Apple, e in cui l'immagine di
One Woman Band finisce col rivelare (o forse rilevare) la sua felice collocazione all'interno o all'esterno di tale immaginario in
Reap What You Sow.
La chitarra continua a descrivere perimetri concentrici sempre piů stretti attorno agli obbiettivi di
Loving Me is a Full Time Job e
Espěritu Papŕgo, soprattutto quando rivisita la luce abbagliante di
It Hurts Me Too di Elmore James, dove Storia e storie si confondono nel rettangolo (piccolo o grande) costruito da Ghalia Volt.
Ci si trova nel mezzo di un spazio virtualmente infinito, in cui i sentieri del blues/rock non smettono di biforcarsi.