JEFFREY FOUCAULT (Deadstock. Uncollected Recordings 2005 – 2020)
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  Recensione del  30/01/2021
    

Una collezione di rarità viene alla luce in Deadstock: Uncollected Recordings 2005-2020, pura bellezza come la sana, indeformabile realtà di una giornata di sole.
Grazie all'idea di Jeffrey Foucault possiamo coltivare la speranza che, grazie a questo magnifico “ritardo”, a noi resti ancora il tempo per ascoltarle.
There's a Destruction on This Land, questa ballata, splendida, arriva dalla sessione di Salt As Wolves ad illuminare un songwriting sincero e capace di scavare nell'animo umano per scoprirvi, tra la trilogia del deserto, le radici della nostra Storia.
Ecco infatti la ballata di Mesa, Arizona, una perla come Any Town Will Do e il tocco ‘roots’ avvolgente in Real Love, brani scritti in una 3 giorni guidando tra un tour nel southwest del 2005.
Il passo elettro-acustico ci accompagna in questo percorso che è in due direzioni: in avanti nella storia e all'indietro nella memoria, pregno di fascino, Deadstock: Uncollected Recordings 2005-2020 è un gioco di frammenti temporali che combaciano.
Un'emozione che ci piomba addosso ad ascoltare la struggente bellezza di Cold Late Spring Bark River e Crown of Smoke, o liberata da un senso di ribellione che tira con se il rock in Real Hard Thinking e sembra nascere da sentimenti contrastanti e dall'improduttività di senso delle cose, anche o soprattutto quando sono apparentemente le più semplici e le più ovvie.
Dalle sessioni di Ghost Repeater, un dolce blues acustico Money Blues, il viaggio, in California, benedice Jacaranda, quello in Alaska di Adios Mexico e ci vuole poco ad associarvi atmosfere morbidamente oniriche.
Il ricordo in Here Comes Rainer del chitarrista scomparso Rainer Ptacek di Tucson è una piacevole sorpresa, Deadstock: Uncollected Recordings 2005-2020 si innalza come una specie di possente scultura fatta di grossi blocchi indivisibili, dove ogni volume, ogni passaggio, ogni grandezza, ogni movimento (con gli stessi pregevoli risvolti, anche nel country con Careless Flame), vanno a costituire la storia di Jeffrey Foucault, con la loro presenza oggettiva.
Una versione alternativa, legata alla chitarra steel, di Ghost Repeater, e la versione acustica di Pretty Hands da Blood Brothers sono capaci d'incrinare ogni callo sullo stomaco e sul cuore.
Uno stato di grazia leggiadro quello di Deadstock: Uncollected Recordings 2005-2020, un sottile trionfo dei ricordi altrimenti irraccontabile.