Sturgill Simpson sconfessa le diramazioni bizzarre degli ultimi dischi e torna al country, o meglio, all’essenza del bluegrass di origini (le sue, con la band Sunday Valley), e di brani che si diramano da un Ep inciso nel 2004.
Un sorta di Greatest Hits è
Cuttin’ Grass Vol. 1 ma che sa di nuovo, re-incisioni con dei signori musicisti (chitarristi, Tim O’Brien e Mark Howard mentre al Banjo c’è Scott Vestal e al violino Stuart Duncan) aprono a paesaggi bucolici rimarchevoli di nota.
Ecco la splendida
All Around You, ha il merito di rimettere in campo il sentire di un mondo che sonnecchia nella memoria di ognuno di noi (o quasi), Sturgill Simpson ha l'accortezza e la modestia di adottare una cifra espressiva fedele alla tradizione, familiare, e poi quella voce che ne restituisce completamente sia il carattere gioioso, sia quello denso dei ricordi di un sogno.
Dio illumina le oscurità, la morte ha sempre una doppia faccia a noi nascosta che rivelerà nuove avventure, a tutto ciò aderiscono 20 brani, hanno il merito di dare il senso di una corsa in macchina senza freni, dove solcare prati e incanalarsi in tunnel dell'inconscio senza nessuna esitazione.
Brillano le amorevoli ballate di
Breakers Roar e
I Don't Mind, altra perla
I Wonder, mentre si sovrappongono giri danzerini di tutto rispetto (il banjo e il violino si snodano e non si fermano tra
Just Let Go e
Life Ain't Fair), un giro ricco quello di Cuttin’ Grass Vol. 1.
Musica ruspante come quella di
Life of Sin corre da sempre, torrentizia, parallela al grande fiume tranquillo di quella accademica, basta solo andarla a cercare.
Spiccano nel vortice contagioso delle
Butcher Shoppe Sessions, altre ballate come
Old King Coal,
Voices, e la conclusiva
Water in a Well, scelte espressive quelle di Sturgill Simpson capaci di dare il senso di una intensa, e insieme forte, presa diretta sul Bluegrass.
A quando il Vol. 2?