Cantastorie e pittore dell’Indiana,
Otis Gibbs pubblica un disco da indipendente ed è il suo disco migliore.
Hoosier National è elettrico, parla della gente, quella che lavora e dei capitalisti con cui deve allearsi, molte le sfaccettature, ma classificarle non è poi un problema.
Non per
Nine Foot Problem o nel lungo anatema di
Panhead, l'ho senti parlare Otis Gibbs e ne ritrovi il passionale, lussureggiante, anche frenetico, argomentare di un rodato storyteller.
La chitarra elettrificata quanto basta apre
Sons And Daughters, secca e incisiva, onesta come
Lord Open Road e
Fountain Square Stare, l’ascoltatore a guardare sotto la superficie di
Hoosier National comprende come il pensiero forte degli artisti veri, ci faccia capire meglio il mondo e noi stessi.
Variazioni sulla vita in
Mid Century Modern e
Bill Traylor, variazioni che si allontanano tantissimo da ciò che ci aspetteremmo, come
Blood, come il ‘rosso’ ti entra negli occhi, invadente, insinuante, terra fertile per Otis Gibbs fino a
Faithful Friend.
L'orizzonte non è un semplice paesaggio ma un perimetro, il rock un fuoritempo della memoria che non sazia mai, come Hoosier National.