Imprigionati in uno sfondo urbano inafferrabile?
In soccorso involontario l’alt.Country band dal Kentucky, ideale supporto tra i mossi bassorilievi degli scenari urbani e gli inafferrabili incroci di cuori agli angoli delle strade, o dietro il paravento di cemento dei muri maestri.
If I Didin't Have You scioglie subito i dubbi, la malinconia apre spazi, geometrie, luoghi dell’alt.country, di corpi melodici che si attraversano, s'incrociano, si confondono in un sovrapporsi di sfondi e ombre di luci e.. rock, solido e accattivante in
Beautiful Tragedy, ben impastato negli agresti sfondi della chitarra steel, posta sotto il segno evidente della nostalgia (
Home,
Fight and Fuss a
Smoking in the Rain e
Every Time I'm With You).
Tra fantasmi quotidianamente tangibili, gli
Uncle Jesse preservano il concetto che Solo la musica sia in grado di conservare una quantità minima di immediatezza emotiva (
California e
Save Me) e non trascurando la dimensione del rock anche nel finale, la risonanza delle chitarre si scopre sempre coinvolgente (
Time,
Dragging Me Down e
Terrapin Creek).
Il messaggio insito nella dolcezza di
Take It to the River è allo stesso tempo anche lo spazio che mirano a costruirsi con maggiore concretezza gli Uncle Jesse.