Grinta, emozioni,
Will Hoge lascia respirare entrambe nel rock stradaiolo americano e questo, alla lunga, fa bene non solo alle valvole mitraliche.
La bellezza che sprigiona
Midway Motel, di un uomo che seppur in lacrime è in pace con se stesso, apre un disco che irradia forza tra oggetti e lo spazio e corpi dalle strade americane, appaiono senza preavviso, e si fanno come sempre (un po’ alla John Carpenter, il regista) specchio di un'America sfasciata in più parti.
La carica delle chitarre è forte, non crolla di fronte al muro in cui va a sbattere, preziosa nelle diverse inclinazioni (
Maybe This Is Ok,
Is This All That You Wanted Me For a
My Worst e
The Curse), quando sale la rabbia, della corruzione in
Overthrow e delle differenze di equità in
Con Man Blues, sprazzi di politica che Will Hoge adopera per minare la struttura circolare di
Tiny Little Movies.
Sono più di un gioco intellettuale, la protesta è spiattellata diretta come ci ha abituato in passato, e anche coi sentimenti lascia il segno: quelli di
That's How You Lose Her alle ballate tra dolore di una relazione finita (
Even The River Runs Out Of This Town) e nella magica chiusura di
All The Pretty Horses, quell’addio alla giovinezza, smarrita nella poetica di “luoghi persi”.
Will Hoge si rimette in cammino, ed è giusto che la vita regali a Tiny Little Movies qualcosa.