Ray Lamontagne torna alle basi, MonoVision ricostruisce un'identità smarrita con matrici folk/americana e stavolta, dicono qualcosa.
Produce, registra e suona tutti gli strumenti in Monovision,
Roll Me Mama, Roll Me apre una serie di ballate per lo più riflessive, ma ne aveva bisogno Ray Lamontagne per rapportarsi con la nostra travagliata quotidianità, sostrato profondo di un songwriting fervido e sfumato nell’amore, oggetto di un piacere che in una piccola perla come
I Was Born to Love You, seppur addentrandosi in facili cliché, il testo, l’accompagnamento alla chitarra e quella voce.. comportano sia l'adesione, sia una più rischiosa, ma lucida immersione sotto la superficie di facili apparenze.
Chitarra elettrica,
Strong Enough ne esalta il ritmo, cioè quella centralità di quel rilievo irrequieto che deve essere dato, peccato che sia solo una parentesi, perché è la nostalgia a tenere banco in
MonoVision.
Arricchita ora da toni di lacerante rimpianto ora sfumata dalla dolcezza dei ricordi, come per un tempo dell'esistenza irrimediabilmente trascorso, c’è
Summer Clouds, c’è l’armonica tra i due lati del sentimento e il romanticismo in
We'll Make It Through e
Rocky Mountain Healin' e soprattutto contano le successione delle immagini che scaturiscono da
Misty Morning Rain e della splendida chiusura di
Highway to the Sun.
Il loro riannodarsi attorno a uno sguardo bello e vivace dentro a un ghetto di emozioni, quello di MonoVision.
E chi lo vivrà non sognerà tutti i giorni di uscirne.