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Musicista, scrittore e poeta dell’Ohio, 2 dischi, l’ultimo 5 anni fa, è un songwriter prolifico, molto.
Con le percezioni singolari estrapolate da un ‘mondo di sigarette e alcohol’ tracciato con acume in
Changes, Andrew Hibbard lascia andare ballate che spaziano tra country, tradizione e classici impasti folk/rock, passioni e tempeste del cuore nella splendida
Home Wrecker e in molti momenti, compresi i vortici ammalianti all’armonica, si resta senza fiato.
I tratteggi Dylaneschi, aiutano ad amarla, certo, ma la disamina di una donna colpevole solo perché tale da indurre ‘tentazioni’, lascia anche pensare che non sono solo i buoni sentimenti a portare la luce ai palpiti umani, sanno essere dolci quelli di
Sweet Song, dell’armonica, d’altronde l'Amore nelle sue mutevoli vesti deve esistere, deve covare da qualche parte, per giustificare noi e il mondo.
I tempi melodici sono vari tra
Candyland e
Talkin' Foolin' Around Blues, seguono i loro percorsi stabilendo un rapporto fra destini che si sfiorano, s'incrociano spinti da un qualcosa di misterioso, si incontrano in ballate sempre intriganti, alcune da incorniciare per semplicità, quelle di
I'm Coming Over e
All Alone, altre scarne ma attraggono comunque,
We Once Did Believe.
Un retaggio alla Hank Williams nel finale,
I Wanna Go Back Home, stupisce come quello elettrico di
Running from the Enemy, ma
Andrew Hibbard è uno di quei casi in cui non si ha bisogno di sbandierare troppo il proprio talento per dimostrare di averlo.