Richard Davies ha un lungo passato tra collaborazioni (The Pretenders ai Radiohead) e in indie bands dal 1990, ha poi inciso un paio di dischi coi The Snakes,
Human Traffic è il primo disco che lo vede suonare, cantare e scrivere e insieme ad amici fidati, parlando di se, di altra gente, di vita reale, quella tra alti e bassi, tira fuori da sotto al cappello un bel disco di rock ‘n roll.
Prime positive avvisaglie da
Human Traffic, la chitarra inizia a creare cortocircuiti a spasso nel tempo del rock, e raccogliendo spunti, stimoli e novità dalle bands nelle quali si è imbattuto, trova il passo giusto nella trascinante
Dennis Way of the Wild e in
(Long Road) To Your Heart.
Aggiungiamo quella capacità istintiva di girare nelle strade e negli ambienti del quotidiano, dal vero, fisicamente, arricchisce le ballate elettriche come
Heartbeat Smile (ottima cover di Alejandro Escovedo) e dosa i giusti riffs alla chitarra in
21st Century Man ed
Echo Road.
La scommessa che sta dietro a questa idea di rock di
Richard Davies & The Dissidents è quella di afferrare il fantasma della vita vera e di costringerlo a dichiararsi, scorre in Human Traffic, anche negli ultimi acuti di
No Master, No Guide, non abbassa la guardia in
Under the Skin e con la ballata finale di
No Man's Land, Richard Davies mostra come mettere in scena le sue idee/emozioni/storie.
Ci riesce appieno.