Il ragazzo di 70 anni (conta il cervello) William “
Watermelon Slim” Homans III ripercorre vite, viaggi, politica in
Traveling Man, due serate dal vivo approcciate da ‘one man show’: chitarra slide imparata a suonare in Vietnam (a modo suo, col legno di balsa e uno zippo, ascoltando i dischi di Fred McDowell), l’armonica e una voce che è capace di reggere una scena così scarna.
Per quasi due ore, Traveling Man bisogna lasciarselo scorrere addosso come se si fosse al buio, in quella sala in Oklahoma, prima della luce abbagliante che brano dopo brano lo inonda con
Truck Driving Songs,
Dark Genius, il passo lento dei 6 minuti di
The Last Blues o di
Scalemaster Blues ma anche
Frisco Line, quasi artificiale ma in grado di ipnotizzare gli ‘occhi’ di chi verso quel palco guarda.
Un feeling magico, anche l’armonica lascia una scia suggestiva in
Jimmy Bell o nelle covers (Fred McDowell di
61 Highway Blues, o lo splendido mix di 11 minuti con Howlin’ Wolf di
Smokestack Lightning e Muddy Waters con
Two Trains Running).
Capace di aderire anche al cd 2, dove i contorni del blues di Traveling Man non si fanno mai incerti, i colori forti del Mississippi non perdono mai la loro compattezza (
Let It Be in Memphis, le splendide
Into the Sunset e
Oklahoma Blues).
Tonalità come macchie che si spandono e si mescolano, colpite dalla luce di Watermelon Slim.