Un icona texana, pittore, scultore, poeta e quando se ne ricorda, un songwriter, non incide spesso album (7 anni fa Bottom Of The World), ma quando decide di farlo il risultato è a suo modo memorabile, vale anche per
Just Like Moby Dick.
In compagnia di quella che definisce la
Panhandle Mystery Band (la cantante Shannon McNally, il figlio Bukka, la chitarra e il dobro di Lloyd Maines, con
Joe Ely e
Dave Alvin, altro pezzo della storia musicale texana, ad aiutarlo con la penna), a seguire la creatività di
Terry Allen pronta a divampare da
Houdini Didn’t Like the Spiritualists.
Non ci sono regole, le connessioni al romanzo di Melville sono alquanto elusive, si passa da Houdini in crisi esistenziale alla secca
Abandonitis illuminata in maniera quasi orizzontale da melodie Tex-Mex, come se quella luce non servisse a dare profondità a Just Like Moby Dick, ma semplicemente a disegnarne sullo sfondo delle altimetrie.
Nei dischi di Terry Allen ce ne sono, sempre, prendiamo la struggente bellezza della storia dell’ultima ballerina in città di
Death of the Last Stripper: di come non riesca a contattare l’unico figlio perduto da tempo, mentre a raggiungerla è solo la morte e un funerale, in un brano splendido, da riascoltare.
Intanto tra storie di pirati, vampiri e il circo, fiamme e disastri tra il tragico e il comico con ricordi che dovrebbero essere dimenticati, tutte trasudano il dolore della realtà sulla quale s'innestano, in una sorta di scambio perpetuo di senso e valore che producono una incredibile profondità dello sguardo di Terry Allen nelle 3 parti di
American Childhood, sulla guerra in Iraq e Afghanistan.
Dalla ruvida bellezza di
Civil Defense alla dissertazione di
Bad Kiss, la storia di una liceale che si allontana da casa per vivere una breve storia d’amore in un Medio Oriente dove regna, come un loop infinito, solo guerra, morte e sangue, e con
Little Puppet Thing a far salire il senso del passato, il sentimento del tempo.
Ultimi bagliori a
City of the Vampires e
Sailin’ On Through dove si fa forma concreta la riflessione sullo scorrere della vita, quasi impercettibile geometria di una coscienza che traccia i suoi confini, e descrive il perimetro di Just Like Moby Dick.