Due cantautori e chitarristi blues, il tedesco
Bad Temper Joe incontra il belga
Fernant Zeste 4 anni fa nella sua Bielefeld, per una serata blues, non sarà l’ultima.
Haunt è un disco tanto semplice da apparire spoglio, tanto lineare da sembrare démodé, nasce da conversazioni notturne attorno a un tavolo, alienazione avvolta dall'oscurità, sale come l'umorismo nero in 6 brani a testa.
La chitarra elettrica è la breccia che si apre nel tessuto di
Don't Talk About Break-Up (While I Eat),
Winterblues at #5 (or Maybe Not) e
All is Fine Now.
E al tempo stesso ci introduce in un percorso intimo e quasi sussurrato, doloroso e necessario quanto la serie di lente ballate che paiono quasi statiche nel loro ritmo diluito, raffinate nella torbida bellezza di
Battle Cry Blues, ma sono tutte una preziosa scoperta ogni volta che le si ascolta.
Il solo chitarristico, sferzante, di
Fannie Mae e la dolcezza di
Minstrel's Lament mostrano come la melodia sia in grado di spostarsi senza stancarsi, dentro capitoli di vita che identificano i percorsi dei due songwriters.
Il blues avvolge
Little Rain e sa far crescere geografie sentimentali ben gestite in
Shut your Mouth e la splendida
Been a while Since We've Talked.
Haunt segue i loro itinerari chitarristici, vissuti e consegnati, tutti, alla memoria, deliziosi come quelli di
Nova(Nothing to Say).
Un incontro quello di Bad Temper Joe e Fernant Zeste come una sorta di appuntamento con la devianza dopo tanta inutile normalità.