Band americana della Georgia, mischiano sonorità roots/country con bagliori swamp blues, hanno idee semplici di vita (amore per la famiglia, la vita dopotutto non è così male.. e poi c’è la musica) le propongono Sean Clark (voce e chitarra) e Jody Perritt (armonica e chitarra lap steel), le impronte marcate dei
Pine Box Dwellers, e questo connubio spinge forte dall’iniziale
Off the Side.
Prolungano l'azione in
Another Man e
Axle Grease & Gasoline, con un bel gioco alle corde delle chitarre in
Three Shot Stang, la sospendono in ballate pregne di fascino come
Something in the Water e soprattutto nella bellezza di
Gambler's Eyes, si produce un tempo che va via veloce, oltre quell'istante e sazia insieme a un’altra piccola perla come
Draw blood.
Le melodie entrano nei modi imperfetti che sono di chi è umano e i Pine Box Dwellers riescono a comunicarci il senso di una durata (forse di un'eternità) dell'affetto, che ha molti risvolti torbidi, e questo aiuta a farselo piacere, l’armonica trova sempre spazio, anche nel finale di
Rainbows on the Pavement e
Truck Stop Snake, ma nel mezzo piazzano una
Hell Cat capace quindi di graffiare, davvero affascinante questa discesa nel ‘sottosuolo’.
Stavolta è la chitarra a esprimersi, e in coppia sono capaci di liberare pensieri e sentimenti come davanti a un muro spoglio, un brano che sancisce lo spessore di
Desperate Days & Longing Nights, un disco che non concede spazi di noia ai più golosi, e sotto Natale fa la differenza, a chi la ricerca, ovviamente.