GARRETT T. CAPPS (All Right, All Night)
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  Recensione del  24/09/2019


    

Cresce l’honky tonker di San Antonio, Garrett T. Capps decide di tuffarsi come in un'acqua un po' opaca aprendo a qualcosa che si era solo intravisto in passato.
Insieme ai Three Timers mostra immediatamente in All Right, All Night come il carattere del paesaggio texano possa connotare efficacemente quello del personaggio Garrett T. Capps, con Augie Meyers e Lloyd Maines ospiti illustri, piazza un gran bel duetto con Jamie Lin Wilson in Alone with You, country e rock, Garrett T. Capps si muove agilmente fra queste linee.
Le avvicina, le assorbe in Sunday Sun e Babe, I've got to Go, le ripropone in un'altra magica ballata come A beauty in the Horizon, aggancia linguaggi diversi nel tocco molto interessante Tex-Mex di Lately, cita e gioca con Carson McMahon nella melodia strappacuori di Lonely Heart, tra la ricchezza del country e le sfumature del rock in cui questa si stempera, nel variare molteplice dei rapporti che si intrecciano tra loro, a mantenere All Right, All Night sulla pista giusta.
Un paesaggio che deve il suo indiscutibile fascino all'azione combinata tra libera energia naturale del violino e l’intervento «educatore» dell'uomo alla chitarra in Oblivion, il resto è nelle parole di Garrett T. Capps, nella sua capacità di trascendere ed elevare ogni scheggia del vissuto ad elemento ed indice di una magica immanenza, di risolvere gli elementi di realtà e/o autobiografici in un perfetto equilibrio tra storia e melodia che sancisce nella perla finale di Brand New Dance.
All Right, All Night ha un respiro lungo e disteso, registra il flusso del country attraverso rapide ellissi nel rock, scorrono storie, nascono, mutano, e intanto si sciolgono pensieri e sentimenti.