Il talento di Andreas Diehlmann non soffre di alcun afflosciamento, il dolce incedere dell’iniziale
You Are My Woman è come un soffio prolungato di blues & rock che si potrebbe credere essere il mormorio della brezza di
Point of No Return, soave, passa, lasciando indelebili tracce, sull'anima profondamente scossa della chitarra e coi fedeli compagni di corsa (Volker Zeller, basso e Tom Bonn, batteria) a compattare il tutto.
Ebbene si, l’
Andreas Diehlmann Band non sbaglia un colpo,
Point Of No Return e
Long Forgotten Nightmare sono le giuste vibrazioni prodotte da quella linea autoriale classica nel blues/rock che fanno vibrare il disco di quegli accenti particolari che in definitiva ne costituiscono la cifra espressiva, e dall'altra e tutto un vorticare d'emozioni chitarristiche autentiche, fortemente sensuali, avvicinate alla fisicità piena di un corpo vero, perché senza «maschera» (muscolari sia
Sweet Mama e
Deadman Walking, la piacevole scossa di
Nothing The Blues e
Here Comes The Rain, una degna cover di
I'm A King Bee di Slim Harpo, swamp blues dal 1957).
E poi una ballata come
Don't Go, un riflesso di inventiva che rimbalza come in un labirinto di specchi tra le mani di Andreas Diehlmann, disegna le dimensioni e le distanze di Point of No Return.
Una casa che tutti dovrebbero provare a frequentare.