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Spezzano un silenzio durato 4 anni, la band del Queens del cantante/chitarrista Mike Montali decide di dare un approccio ‘moderno’ al rock, ma togliersi di dosso quell’etichetta ‘sound troppo vecchio’ ha procurato riflessioni melodiche contraddittorie, non sorprende allora se nella coda finale dell’iniziale
Blood From A Stone manca, purtroppo, la chitarra di Jonathan Bonilla.
In questo senso
Ozone Park soffre, se paragonato al passato degli
Hollis Brown, più melodia e ricerca di nuovi suoni, Ozon Park si costruisce attraverso la tessitura di poche fibre portanti: la voce di Mike Montali e il ricordo del rock n’ roll, ecco allora
Stubborn Man,
Do Me Right,
Go For It e la piacevole
She Don't Love Me Now a mostrare una certa grinta anche senza brillare per inventiva, ma risollevano Ozone Park.
Non si capisce quella
Forever In Me, inespressiva come la pop music, neutra, l'interlocutore ideale sul quale costruire uno stridore sofferto e banale non certo il rock ‘n roll, per quello bisogna aspettare i guizzi alle corde in
The Way She Does It e la rutilante
Bad Mistakes.
In Ozone Park è difficile orientarsi, capire da dove si viene e dove si sta andando se l’idea è quella di una rock’ n roll band.