Il lento incedere tra le catene nell’intro di
The River aprono ad uno spirito sudista di forte impatto in
Holy Water: un connubio tra corpi come campi di guerra da ri-proporre senza (s)truccarli con un simbolico messaggio, bel modo di aprire
Too Damn Country!
Ma tutto svapora per riproporsi solo in
Big Dogs e svapora di nuovo ... alla fine non è certo un male, i
Lick Creek (band formata nel 2013, un EP nel 2017) preferiscono Arredi country e ballate sulle quali disegnare melodie in zone identificazione campestri chiare.
Too Damn Country quindi passa da
See You Again a
Anna Lynn, e se le chitarre elettriche sono soverchiate da mandolino e violino, conta poco, il contenutismo agreste ha il suo fascino nella pedal steel di
Crazy Things con una
Mississippi a mostrare bagliori elettrici pronti a svolgere un ruolo attivo, anche quando può sembrare vengano ignorati dall’aria ruspante di sottofondo.
Restano
Too Damn Country, bella danzerina e la piacevolezza di
Radio On, e i Lick Creek sono lì a far vedere altri mondi, altri percorsi possibili anche ai nostri sentimenti bucolici.