CO. TOWNES (Van Zandt)
Discografia border=Pelle

        

  

  Recensione del  15/05/2019


    

Tocca a Jody e Sara Aiello dalla Pennsylvania, avventurarsi tra le rifrazioni ottiche che compaiono ogniqualvolta ci si avvicina a inquadrare, sotto il sole texano, il mito di Townes Van Zandt.
I Company Townes con armonica e chitarre elettro/acustiche che fanno da coerente e onnipresente cornice sonora a Van Zandt (secondo disco dopo il debutto del 2016, Canyon) assemblano intriganti tessere musicali senza mai pigiare a fondo sul pedale del già sentito, armonizzandone al contrario il valore dei brani originali con il proprio stile nell’americana/country, dimostrandosi per giunta abili nel volgere in una sana capacità creativa, quella disposizione all’introspezione che di Townes Van Zandt è la cifra più caratteristica e univoca.
La spedita White Freight Liner, al fascino che sale dal lontano 1968, debutto di For The Sake of The Song, con Waiting Around to Die, si apprezza l’estrema scioltezza formale dei Co. Townes, inquadrature inclinate alle chitarre (Black Jack Mama del 1966 che la ritroviamo In The Beginning del 2003 e Snake Mountain Blues).
Ripetuti dettagli con l’armonica in I'll Be Here in the Morning e Dead Flowers (degli ‘Stones’, presente nei Live di Van Zandt come T for Texas di Jimmie Rodgers, qui bruciata dal country) incisivi raccordi nelle ballate come Colorado Girl, fotografie dal texas granose come in Tecumseh Valley e Turnstyled, Junkpiled.
A chiudere la splendida versione di Pancho and Lefty, i Co. Townes abbracciano un pezzo della discografia di Townes Van Zandt e lasciano solo bei ricordi a guidare una macchina da sogni, e si sa i sogni vanno dappertutto, e quelle zone del Texas dove è ancora vivo il suo ricordo, sono quanto mai vicine eppure lontanissime.
Ma non c’è confine, frontiera, distanza che regga a sentire Van Zandt, reso attraente dalla bravura dei Co. Townes.