DATURA4 (Blessed Is The Boogie)
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  Recensione del  05/05/2019


    

I Datura4, ecco i fuori norma che sanno godersi l’asprezza/dolcezza del classic rock della West Coast ‘60s/’70s, sono questi «wild men» che con la loro carica non vanno certo a colpire alle fondamenta la seriosità del costrutto sociale, ma Blessed Is the Boogie affonda nel rock e immancabilmente viene rivoltato, analizzato e sembra condannato senza possibilità di appello a sentire le cupe Black Dog Keep Running e Looper.
Invece dalle tinte blues di Blessed Is The Boogie iniziano a mescolarsi abilmente l’inconfondibile delicatezza del tocco all’armonica con veloci e micidiali rasoiate elettriche che non mollano anche Run With Lucy, i Datura4 dall’impronunciabile Ooh Poo Pah Doo iniziano a disegnare una serie di quadri dentro i quali risvegliare la memoria del rock.
L’organo alza la voce e accompagna l’ipnotica Evil People, Pt. 2 e l’irresistibile Sounds Of Gold, le fiammate da fine anni 60’ diventano un'onda lunga e abbracciano a quel punto anche i parametri culturali e ideologici di un’epoca ed è qualcosa di più complesso e articolato rispetto all'«essere semplicemente giovani».
Soffia sul classic rock la piacevole Not For Me, i Datura4 viaggiano sulle strade d’America nel finale con Cat On A Roof e i 7 minuti di The City Of Lights, è come pensare al parabrezza di un'auto come a uno schermo sul passato, all'autostrada come a una setlist che si compone a poco a poco e ad ogni cartolina ricordo come al singolo brano di Blessed Is The Boogie.
Per smettere una buona volta di orecchiare la radio e crogiolarsi allo specchio del rock.