La voce grossa, un suono muscolare e chitarristico, la geometria che usa
Kenny Feidler per aprire e chiudere
The Cowboy Killers (toste e accattivanti
Rambling Ways e
Pale Horse Reprise), bella scommessa, ma per verificare se la vince il disco non andrà ascoltato sei o sette volte, basta un ascolto, se poi si ha pazienza (e si amano le sfumature dell’outlaw country) tutto diventa più semplice.
Runaway,
Cosmic Cowboy e la deliziosa
Cowboy Killers aprono a intriganti immersioni nella matrice ‘roots’ introspettiva della provincia americana dove i bagliori elettrici sanno ben miscelarsi tra parole di strada, vita di un cowboy, viaggi e sentimenti, Kenny Feidler ci infila le chitarre nel mezzo e sembra vederlo dal retro di una Cadillac a vendere la sua musica.
Bronc Fighter Blues è bella ruspante per come vive in un mondo di parole, Kenny Feidler sa scoprire un mondo rurale attraverso le parole,
No Cars è un modo semplice e schietto per continuare a dare a The Cowboy Killers un tono intrigante e non fa tanta fatica a ricrearlo nell’ottima
Put Em in the Ground, a tratti sgranata, a tratti compatta, illuminata da squarci improvvisi di luce chitarristica.
Kenny Feidler riconduce il discorso alla materia che più appartiene a un cowboy di razza, sa muoversi in modo continuo e visibile nel rock, generando dinamismo col pensiero senza limitarsi a registrarlo nel country. Una vista sull’America che piace eccome!