SON VOLT (Union)
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  Recensione del  28/04/2019


    

La tradizione Folk americana, lo spettro di Woody Guthrie, tutto questo in Union è ridondante, e questa ridondanza è come irrorata dalla prevalenza del disegno e dello schema applicato dal presidente Trump sugli Stati Uniti e, in fondo, è anche il tramite per rappresentare la forza dei Son Volt.
Una quantità di immagini legate alla politica entrano in gioco dalla ballata While Rome Burns e danno forma ad un insieme dove ogni parte sembra strettamente collegata all'altra, Jay Farrar affonda in quelle radici come i fari delle automobili nella notte, alza la polvere dei vicoli delle metropoli, entra nelle finestre dei grattacieli del potere per parlare delle diseguaglianze sociali in The 99 e del movimento di protesta che ha cercato di catturare la verità, ovvero il Magazine Broadside.
L'energia espressiva di Lady Liberty e Slow Burn, la logica interna del loro realismo indicano l'emergere di una visione della storia Americana ancora nel segno della resistenza, il suono sa all’occorrenza diventare distorto, cupo, di puro stampo rock e sollecitano l'intelletto anche quando i Son Volt parlano della storia ‘on the road’ in Devil May Care o quando compare all’orizzonte un briciolo di speranza in The Reason e Holding Your Own.
Non c’è nessuna sorta di traversata del benessere americano, tra giardini ben curati e lucide porte a vetro, cani e sale da pranzo, nessun distillato dell'«american style of Life» irrompono le ballate malinconiche e introspettive tra Reality Winner, nome riferito a una persona dell’Intelligence USA attualmente in prigione, l’acustica Union e Rebel Girl dalla parte del ceto sociale, anche degli emarginati, con la forza distruttrice di un tornado, quello di New Orleans che entra nella storia del protagonista della splendida chiusura di The Symbol.
Il racconto dei Son Volt non è solo associazione di immagini-note, ma è anche dissociazione: non è solo ciò che si ‘ascolta’, ma è anche ciò che si intuisce partendo dai vuoti fra ciò che Union ci fa ‘vedere’.