Markus Sommer è un cowboy, quindi parla di rodeo, cavalli, di terre lontane/vicine, ruvide e popolate di tensione nervosa dove è facile dire cose che non stanno in cielo come in terra.
Nel disco di debutto
True Sounds of the West, c’è tutto l’amore per il ‘Western lifestyle’, una chitarra steel che sa come affondare nella malinconia, struggente e avvolgente allo stesso tempo in
3 Chords And Lies e
Bronc Song.
Come il cielo del Canada, dove vive, permeano il racconto di True Sound of the West, lo elevano in alcuni momenti ad un registro epico in
10 Years, sono in un certo senso sempre presenti anche nelle galoppate ruspanti come
Talkin' Steel Banger's Blues e col tempo da honky tonker ferito nell’animo di
Nothing Really Changes (After All) e di una deliziosa
Darlene, la telecaster brucia, ma il fuoco non purifica, non pulisce, non risolve.
La ballata affidata alla pedal/lap steel guitar è sempre pronta a inondare efficacemente e dare fascino a
Our Grandfathers e
Low Rolling Plains, ne deriva un coinvolgimento emotivo autentico, diretto, profondo come nella disamina di un’altra lodevole ballata come
The Renegade, da un intelletto consapevole della crisi dei valori e delle certezze, da un senso dell'inafferrabilità del vero oltre la relatività degli ideali e progetti di un cowboy.
La
Title track chiude il luminoso esordio di Markus Sommer, True Sounds Of The West è una penetrazione dello spazio urbano, ne disgrega le coordinate, ne spezza l'equilibrio con il tocco country di chi, tra il cielo e il Far West, non è abituato a trovare barriere di fronte alla propria vitalità.