DIRTY DEEP (Tillandsia)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  12/02/2019
    

A Strasburgo può capitare di bagnarsi nel Mississippi Blues, garantisce Victor Sbrovazzo, voce, chitarra e armonica dei Dirty Deep terzetto al quarto disco che non mantiene la linea dei dischi precedenti, con Tillandsia i confini fra classicità e modernità del blues risultano assolutamente permeabili e soprattutto, molto vicino all’America del Sud.
Sunday Church, Bottletree e Wild Animal trasudano un'angoscia tangibile, avallata dalla strumentazione e da timbriche vocali che rispecchiano un paesaggio blues in complice sintonia col rock, pronto a caricarsi con l’armonica in Shake It! e I Want to Miss You e si entra in pieno nel gioco ritmato dei Dirty Deep, lesti a fugaci, ma penetranti ballate come Strawberry Lips, che sanno dire molto di più di una descrizione per esteso delle divaricazioni del blues.
I riflettori all'improvviso abbandonano lo scenario plumbeo raffigurato da Tillandsia, ballate acustiche che sembrano dei demo, una spiazzante ma non deludente You've Got to Learn o i fiati in By the River, sono delle parentesi non del tutto fuori sincrono con Tillandsia, e comunque lasciano un senso di attesa curiosa per il prossimo lavoro dei Dirty Deep.