KIERAN KANE (Shadows on the Ground)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/03/2004
    

Se la volontà di collaborare e di comporre insieme ad altri artisti, e il conseguente desiderio di confrontarsi con realtà diverse, è uno dei possibili indicatori delle capacità e della stima riscossa nell'ambiente da un songwriter, magari ai margini del music business, allora il valore di Kieran Kane ne esce ulteriormente rafforzato, non bastassero le sue produzioni discografiche a dimostrarlo. Il musicista di Nashville vanta infatti significative partecipazioni con Kevin Welch, Mike Henderson, Tammy Rogers, fino alla scrittura, a quattro mani, insieme a Mark Selby di un brano del suo Dirt, una delle sorprese dell'anno appena concluso. In Shadows on the ground Kane segue ancora di più la linea già tracciata nel recente passato e produce un ed di quasi esclusiva estrazione country, acoustic music e di old time ballads.
L'apertura di Ain't holdin' back è un country blues raffinato, che risulta un po' ripetitivo nella melodia, ma musicalmente perfetto, con i tocchi quasi centellinati degli strumenti e l'ottimo lavoro di Glenn Worf, che da qualche anno sta pure offrendo i suoi servizi anche a Mark Knopfler, al contrabbasso. L'atmosfera giocosa e vitale di One raindrop e della title track ci indirizzano verso territori bluegrass, in cui il violino recita un ruolo fondamentale. L'album ha un suono asciutto e delicato, frutto del lavoro d'incisione, in presa diretta e senza overdub, effettuato in soli due giorni lo scorso luglio, che ha il pregio di evidenziare la perizia degli strumentisti coinvolti. Fra questi si segnalano, oltre al fido Henderson, che suona in quasi tutto il disco national guitar e mandolino, Fats Kaplin al banjo e al violino. Shut up è invece un motivo annerito e tirato, una cavalcata sostenuta dalla ritmica precisa e pulsante, in cui si inseriscono, puntuali e graffianti, gli interventi all'armonica dello stacanovista e poliedrico Henderson.
Oltre a quelli citati, i pezzi meglio riusciti del disco possono essere individuati in Harmony, che conclude la raccolta, e in Will you miss me della Carter Family. La prima, scritta e ottimamente interpretata con Claudia Scott, è una breve ballata folkie che vive del solo acompagnamento di chitarra acustica, mandolino e basso, a sostegno di una melodia toccante e gentile. La seconda, splendida e ancora più fresca e trascinante della versione originale, è arricchita dal fiddle e impreziosita dalle armonie vocali che avvolgono il cantato di Kieran. L'amore per le imprese della Famiglia Carter sono poi testimoniate dal brano June Carter (sure can sing). Firmata da Kane con John Hadley e Kevin Welch, si tratta di un divertente e diretto omaggio dedicato a una delle componenti della leggendaria band: "Non sto parlando di un ricordo, lei è ancora sulla strada a cantare le canzoni della Carter Family. Ovunque vada, gospel, folk o country blues, lei li canterà con il cuore".