Deve ringraziare la famosa cantante country Miranda Lambert, lei ebbe un guasto alla macchina in Texas, lui suonava a New Braunfels, lei non avendo alternative decise di vedere il suo spettacolo.
Il caso ha costruito il resto, ma
Adam Hood era un bravo songwriter, uno dei tanti che si muovono a profilo basso nella sconfinata cerchia di musicisti di Austin e la riprova è
Somewhere In Between, ballate elettriche di americana con impasti country&blues, si intersecano e si ramificano, nelle quali i particolari assumono un’importanza sempre crescente.
Dapprima in
Heart of a Queen e poi con
Brent Cobb a fargli da spalla nella vibrante
She Don't Love Me, l’amore e le donne descritte con cura nella contrapposizione delle piccole città di provincia e cosa in esso accade: alcune sono vuote, ingorde di simboli, faticano a riflettere significati, altre esibiscono narcisisticamente la loro forma estetica senza poter comunicare il proprio altrove spirituale.
Adam Hood svela un’interiorità magmatica e inquieta, dove si alternano amore, ironia, frustrazioni e desideri (belle
Alabama Moon e
The Weekend, ma anche la riflessiva
Downturn e le scenografie texane disegnate dalle chitarre steel in
Bayou Girl e
Confederate Rose), non ci sono difetti evidenti o imperfezioni macroscopiche, buon segno, tutto fila liscio, sono i temi vincenti di Somewhere in Between e vengono ripresi in moto circolare anche nel finale con
Emily Easy Way e
Keeping Me Here.
Il sentimento del tempo passa e cambia uomini, cose e la musica di Adam Hood prende forza.