La vita per il 75enne
Tony Joe White ha una filigrana sottile e agrodolce, impastata di blues, a casa con una fender stratocaster, la voce cupa e cavernosa, l’armonica e 5 brani dal suo di passato e 7 classici (da
Elvis Presley a Eric Clapton a Tina Turner).
Bad Mouthin’ č parte di un sommesso e inestricabile ringhio dissonante di blues, la partitura del suo passato ripesca
Sundown Blues che con la
Title track arriva dal lontano 1966, l’armonica fa largo a un colore melodico scuro, misterioso, grave, sorretto da pulsanti effetti elettrici di sostegno, con intriganti guizzi acustici in
Rich Woman Blues,
Stockholm Blues e
Cool Town Woman.
Il resto spazia nel reinterpretare artisti e non solo blues, ma li conduce tutti in un area introspettiva ed emotivamente toccante (ascoltare come ribalta
Baby Please Don't Go e
Big Boss Man) da sconfessare con l’ardente spirito di
Boom Boom e
Down the Dirt Road Blues, con altre esperienze immersive nel blues in
Awful Dreams e la conclusiva ballata di
Heartbreak Hotel.
Bad Mouthin’ non č un lungo fiume tranquillo.