Con uno stile ipnotico capace di restituire un’aura affascinante ma sinistra, in un costante climax emotivo pronto a accendersi da un momento all’altro, scorre il lato scuro della vita nel nuovo disco dei
Lucero.
Among the Ghosts non osteggia il rock (anche se le tastiere/piano di Rick Steff ci provano) ma lo abita, addirittura lo rincorre, quasi fosse quello nel destino di Ben Nichols, malgrado tutto, quella voce rasposa utile per cantare dell’amore perduto di
Among The Ghosts o in
Cover Me, tra la morte di
Bottom Of The Sea, la solitudine di
Back To The Night e il diavolo di
Everything Has Changed, tutto ciò che pare risplendere meno, in verità, brilla di una luce nascosta.
Ballate rock come
To My Dearest Wife reggono con un certa credibilità il portato emotivo dei (nuovi) Lucero, a ritagliarsi a forza uno spazio di manovra nel rock, forse perfino una ulteriore via di fuga, come nella migliore tradizione springsteeniana, senza declinarla in stereotipi banalizzanti nella suggestiva
Long Way Back Home.
Alla fine del tunnel della conclusiva
For The Lonely Ones c’è sempre una luce.
Vive e si alimenta nel limbo del rock n’ roll, dove il prima e il dopo perdono significato e i Lucero meritano di viverlo ancora.