Specchi nel blues, fessure nei muri del rock, spiragli che si aprono nella cultura musicale tradizionale americana, a
Luke Winslow-King servono per costruire il baricentro di
Blue Mesa, una ricerca di equilibrio affidata alla iridescente e cangiante chitarra elettrica che prende per mano la melodia di
You Got Mine e solca sferzandola da cima a fondo
Leghorn Women.
Da quel suono, in una sinestesia dei sensi che fonde corporeità, visibilità, ascolto della mente e del cuore di un musicista, tra bisogno di muoversi e l’integrità di chi rispetta quello che ha percorso e quello che lo aspetta, si sfocia in ballate dalla magnetica bellezza come
Blue Mesa e
Better for Knowing You, è il desiderio a farsi liquido, lacrimando dall’occhio scivola penetrando anima e cuore, sino a raccogliersi nella sfera dei più profondi sentimenti.
Luke Winslow-King sa anche correre a perdifiato, le trascinanti
Born to Roam e
Thought I Heard You, rock e chitarre si sfiorano, si toccano, si ribaltano, in uno scenario che attrae più che respingere, polarizza l’attenzione in
Break Down the Walls e nella conclusiva
Farewell Blues, e seppur la malinconia si stende come un’ombra grande e misteriosa su Blue Mesa, dietro i tagli di luce della chitarra c’è tutto la bravura di Luke Winslow-King.