Vecchia scuola quella del tedesco
Bad Temper Joe che registra un disco dal vivo al Café de Loge in Belgio: 9 brani, chitarra slide e rimandi dal Mississippi scuri e accattivanti che attraversano
Ain’t Worth A Damn come un raggio di luce che accentua le zone d’ombra del blues.
6 dischi nell’arco di 3 anni, l’approccio di Bad Temper Joe non si cura delle distanze, da
Farmer's Daughter è trascinato dentro, circondato da ciò che sta suonando, vortici nel delta blues a cui è difficile star lontani in
Most Things Haven't Worked out Yet come dalla dualità tra luce e tenebra che irrorano le ballate (
Man for the Road a
If Tears Were Diamonds).
Sono una sorta di piramide da cui derivano tutti gli altri brani che via via nel corso di Ain’t Worth A Damn si manifestano con una nitida bellezza (
Nighthawk Woman Blues #9 a
Honey for My Biscuit, alla splendida chiusura di
I Bid You Goodnight, Sweet Marie).
Ain’t Worth A Damn si muove nelle ombre e tra le afasie, sia quelle umane ed esistenziali, e regala un’unica cover,
Spoonful di Willie Dixon a chiudere una serata magica.