Il songwriter della Lousiana e la sua visione del blues alla foce del Mississippi,
Farmer’s Almanac è un altro viaggio tra piccole terre rurali di un’America nascosta, ‘terra’ intesa come materia eterna, e perciò potentissima, in contrapposizione alla caducità della vita umana di città che la ficcante chitarra slide accompagna nella disamina di
Country Come to Town, inattese ipnosi anche nella splendida
The Early Morn, di un suono che trascina da tutt’altra parte nei 7 minuti di
The Moon & The Scarecrow.
La chitarra di
Brother Dege possiede una luce dai raggi obliqui, un po’ corti, un po’ offuscanti, un po’ ripetitivi, ma è il bello di costeggiare il delta del Mississippi, sdrucciolo e martellante come
The Shakedown, sfuocato intarsio di suoni, su fondo nero, che invadono la scena di
Bastard's Blues, Brother Dege sa come cercare la propria strada tra convenzioni morenti, ideali nascenti, entusiasmi fuggevoli, melodie che giacciono nel profondo e che poi Brother Dege sa far emergere anche nel finale con
Laredo e
No Man A Slave.
Farmer’s Almanac è il luogo da cui si parte, si fugge e in cui si ritorna.