Statunitense innamorata di Berlino,
Trinity Sarratt (aka Trixie Trainwreck) mastica un blues sporco e notturno, dipendente dall’armonica e utile a donare un continuo piacere paziente che in modo piuttosto spiritato, collabora a ridisegnare
3 Cheers To Nothing.
Corre veloce insieme alla chitarra elettrica tra
Daddy's Gone e
God Damn Angels, non si risparmia, legata alle tradizioni del blues in
Poor & Broke e tra le pennellate lievi di
No Good Town.
Trixie & The TrainWrecks diradono le tenebre di 3 Cheers to Nothing, come le Erinni trasformate in Eumenidi nell’Orestea, in
Everybody Wants to Go to Heaven e nell’acustica
3 Cheers to Nothing, forse manca un pizzico di originalità nella parte finale, produce diversi scricchiolii ma ormai l’ascoltatore è intrigato da altro e perdona facilmente.
Ma dato che lo sguardo resta attinente alle più spinose tematiche dell’attualità, il ritmo di
God Damn USA,
End of Nowhere e della conclusiva bellezza di
This Train mostra che 3 Cheers To Nothing non ha bisogno di qualcuno che gli indichi un sentiero o un percorso, che guidi Trixie & The TrainWrecks nella perlustrazione del blues.