West Texas, paesaggi desertici e desolati, tra cui Culberson County, 2.000 anime e da lì
Red Shahan, dopo l’ottimo esordio di
Men & Coyotes, prende l’ispirazione: spazi aperti, aridi e solitari, un immaginario che porta alla desolazione di un Texas assolato alla Cormac McCarthy, popolato di montagne e dagli amati coyote,
Culberson County è come un dipinto alla Texana, piccole vite di provincia, disperazione e poteri forti.
Texas country/rock nel sangue, Red Shahan lo ricordo nei Six Market Blvd., il songwriter di Ft. Worth parte forte, predominanti le chitarre, solide in
Waterbill, storia di un musicista sul lastrico,
Enemy non è da meno dove non faticano molto a mettere a fuoco le distanze tra rock e country, e poi si rincorrono nella cupa
6 Feet, storia di droga e cartelli, i nuovi villaggi del West, luoghi di frontiera e quindi provvisori ed esposti, come nei Western, alle incursioni degli aggressori venuti da fuori e ai soprusi di chi impone la sua forza dall’interno.
La voce di Red Shahan prende per mano
Culberson County, ballata intensa su un paesaggio inospitale da conservare come ‘educazione’ che le chitarre languide stimolano di continuo, anche nella splendida accoppiata
How They Lie e
Roses, un viaggio ‘in similitudine di sogno’ sulla strada dell’infrangimento poetico del reale, disperate esistenze si muovono alla ricerca di un senso di appartenenza, per un luogo da chiamare casa.
Il ritmo accattivante che sale da
Someone Someday e dalla stridente
Revolution è pronto a sorpassarti a destra e a portare avanti Culberson County senza che tu neanche te ne accorga, ma anche il finale galleggia circondato da ogni lato dalla realtà (ballate di spessore tra elettrico e acustiche, scorrono lente
Memphis,
Hurricane e soprattutto
Try), ed è il fluire del tempo a renderle memorabili.
Non dico una vera e propria ‘malattia’ da cui è difficile liberarsi, ma Culberson County lo si coccola e, ascolto dopo ascolto, accresce il talento di Red Shahan.