Il quintetto britannico dei
The Temperance Movement cerca di non far vedere che soffre la dipartita del chitarrista Luke Potashnick, ma ahimè, si sente in
A Deeper Cut, seppur relegato in una zona confortevole del classic rock.
La new entry Matt White si accoda allo spirito ribelle di
Caught in the Middle e soprattutto in
Built-In Forgetter segue bene la scia del vocalist Phil Campbell, sempre determinante per il modo con cui continua indefesso, e vorace, a nutrirsi dell’essenza vitale del rock anche in
Love and Devotion, e su queste basi poggiano le garanzie dei The Temperance Movement che sembrano usciti da una curvatura spazio-temporale anni ’70, e piace, certo.
Peccato per l’approccio troppo languido nelle ballate con rock troppo zuccherosi (
A Deeper Cut, e qualcosa scricchiola al centro e nel ‘terzetto’ finale.. si salva
Another Spiral) i The Temperance Movement se ne servono come pezza d’appoggio per ipotecare, nel senso di una maggior usufruibilità radiofonica, e semplicemente per giustificare una sconfortante prevedibilità.
E poi ci sono loro, gli oggetti non identificabili; quelle schegge impazzite che sfuggono al controllo e che arrivano a gettare per aria qualsiasi convinzione prestabilita (
Backwater Zoo e
Higher Than the Sun) e lì A Deeper Cut si sarebbe dovuto soffermare di più.