Il quintetto
Jane Lee Hooker risplende come le luci della loro città, New York, che brillano nella notte come simulacri fasulli delle stelle.
Lì tra gli spazi claustrofobici della metropoli, il fascino femminile non è dolce come il miele, ma pungente come un fresco e giallo limone di Sicilia,
Spiritus morde come l’ottimo debutto di
No B!, l’ugola di Dana ‘Danger’ Athens è sempre infuocata come le chitarre di Tracy Hightop e Tina ‘T-Bone’ Gorin, c’è tanto rock ‘n roll & blues sognato e vissuto con passione, più consapevolezza, più follia, più amore e il tutto traspare dalla slancio iniziale di
How Ya Doin'? Non c’è timidezza in
Gimme That, raggiunta da batteria e chitarre che enfatizzano quell'incessante, inevitabile moto a luogo impossibile da colmare se non nel tempo del blues/rock, che ancora una volta, dopo essere passato trascorso fuggito, ancora una volta ci viene in soccorso, e meno male che c’è, perché è solo con quel ‘tempo’ che potremo (ri)avvicinarci a Spiritus.
Avvolge
Mama Said, la melodia in crescendo delle ballate
Be My Baby,
How Bright the Moon e di
Later On, poi il rock fa irruzione nella straripante
Black Rat, strappa il velo a Spiritus e si riscoprono anche luci blues, il set di
Turn on Your Love Light e
Ends Meet pregno di campo/controcampo alle corde delle chitarre continuamente sollecitate nei lunghi, intensi, 9 minuti finali di
The Breeze.
Eh, sì, New York è testimone che nei suoi molteplici confini racchiude promesse consolidate come la Jane Lee Hooker, soprattutto, per l’inesausto pulsare di blues e rock che si incontrano, si perdono, finiscono e ricominciano in Spiritus.