Produzione indipendente,
Alive and Well in Ohio vuole essere libero di esprimersi in un linguaggio risolutamente classico contro il vocabolario culturale del ventunesimo secolo, dai telefoni portatili all’ansia del successo che è tipica dell’etica neo-capitalista.
I
Buffalo Killers la combattono con un classic rock denso e psychedelico, la band di Cincinnati dei fratelli cantautori Zachary ed Andrew Gabbard trae ispirazione da anni di cambiamenti e imbastisce un complesso mosaico sonoro che vela e disvela un tessuto metaforico carico di suggestioni evocative.
Accosta immagini estatiche anni ’60 legate le une alle altre da armonie capaci di raggiungere facilmente i sensi dell’intelletto (il trittico iniziale lascia il segno con
Death Magic Cookie,
What a Waste e
Parachute).
Dall’altra
Need a Changin',
Stuck Inside the Realm of Man e
Out of This Hotel rappresentano bene l’esuberanza incontrollata dei Buffalo Killers, di chi si ostina a credere che il rock passi attraverso nuovi obiettivi, traguardi conosciuti ma nel tragitto diversi e alla fine di
Rad Day e la languida bellezza di
Applehead Creek contano molto, a formare una playlist anni ’70 che funziona anche come una centrifuga nostalgico-ormonale nel finale elettrificato di
Stuck Inside the Realm of Man e
On Out.
Si tratta di grande musica e basta, il fatto che sia una musica attualmente fuori moda è per i Buffalo Killers nient’altro che una sfortunata coincidenza, destinata a risolversi non appena riusciranno a spiegare la propria arte a una gran fetta di pubblico per ora indifferente.
Proviamo ancora a dargli una mano.