Secondo disco dei norvegesi
The Devil And The Almighty Blues, il quintetto di Oslo aveva davvero impressionato nell’esordio omonimo del 2015 e
II è sempre a quel crocevia temporale che non si può che continuare ad amare, tra gli anni ’60 e ’70, da dove il rock si è espanso e il Blues ha aperto nuove diramazione nel tradizionale sound col delta mississippi: melodia lenta, classica, melodica e improvvisamente parte un dirompente rock psychedelico.
I The Devil And The Almighty Blues sono una live band, dentro la bolgia infuocata del concerto sono bravi a calcolare impeto, scontro e nostalgia del rock, con II non spengono l’amplicatore e lasciano andare la teatralità dei lunghi assolo alla chitarra alla sua esteriorità massima: la vita dei 10 minuti di
These Are Old Hands e gli 8 di
North Road dura davvero a lungo, si esprime sulla superficie delle chitarre, dei corpi dei The Devil And The Almighty Blues e dei palcoscenici che solcheranno.
When The Light Dies lenta e scurissima ma, insieme a essa, si evince che la luce liberata dal sole del rock, come il fuoco di Prometeo, sarà per tutti, bisogna solo attenderla nel crescendo di
Low: è come una fucilata, un riff di chitarra rock che non ti lascia in pace è migra in
How Strange The Silence per (s)chiudersi nella conclusiva
Neptune Brothers.
In II si concentra una potenza che libera un turbinio di emozioni, lampi guizzanti che giocano sulla traiettoria del rock, meccanismo cruciale per i The Devil And The Almighty Blues.