Il rock sudista spagnolo degli
Uncle Sal gode di buona salute, dopo l’ottimo esordio di Little Cabin Music, un paio di intense giornate a ricordare come l’America non è poi così lontana, una tendenza indubbiamente massimalista che parte da quella spiritata armonica che solca l’iniziale
Red's Lounge Boogie e investe una molteplicità di aspetti del rock, alcuni accennati, ma le ballate sono dei classici pronte a infiammarsi (
Hard Life,
Little Wolf e
Precious One), altri più approfonditi.
You Ain't No Bluesman lo corteggia e, al contempo, rifiuta le facili melodie (
Delta Mud non è forse un tocco di ‘mano’ alla Uncle Sal?) si tesse a scarti, con qualche sfuriata in meno e qualche pausa forzata per lasciare spazio al retaggio bucolico di
Scarecrow's Waltz o alla sezione fiati, inevitabile in
Three Days In New Orleans, ma sono poi i rilanci improvvisi alle chitarre a dare il giusto mordente a You Ain't No Bluesman: ovvero
R 'n' R Brothers,
Soul Shakin' Woman e l’ipnotica chiusura di
Green Eyes / White Mansion.
A pensare che da noi il rock a stelle e strisce e spesso sulle secche o in vicoli ciechi.. digressioni inconcludenti, meglio non pensarci ascoltando gli Uncle Sal!