
La figlia di papà John spicca il volo, al terzo disco,
Lilly Hiatt sembra aver trovato il percorso giusto tra psych-rock, rimandi agresti, alcohol e cuori spezzati.
C’è molto di più in
Trinity Lane (indirizzo di East Nashville dove ha scritto l’album), disco che le appartiene di più rispetto al passato, riflette un periodo di crescita molto difficile, verso la 'sobrietà', ripercorso per trovare la giusta energia che s’intravede nell’iniziale
All Kinds of People per poi aprirsi nelle ruvide
The Night David Bowie Died e
Trinity Lane.
Entrano in circolo intriganti giochi di incastri e sfasature psicologiche messi in luce dalle chitarre anche nella ballata di
Everything I Had, la voce non trema, Lilly Hiatt accompagna le inflessioni ben rodate di pura Americana in
I Wanna Go Home,
Different,
I Guess e
Imposter, depositate e riproposte in scioltezza, Trinity Lane è un campo irregolare tra chitarre e alternanze di fuoco (
Records e
See Ya Later), irrequietezza nei movimenti certo, ma con qualche personale gioco di frammentazione introspettivo.
Il tutto con leggerezza e rock a rendere perfettamente credibile questo nuovo passaggio nella vita musicale di Lilly Hiatt.