Will Hoge cambia pelle (era ora..), lasciata la band e via a macinare strada ed esibizioni in solitaria con chitarra e tastiera tanto che gli è tornata la voglia di scrivere e mettersi un po’ di traverso al rock n’ roll, riunire amici musicisti e incidere
Anchors.
Il disco numero 10 lo trova a parlare di relazioni e amore, nel bene e nel male, ma la vera leggerezza di Anchors sta in una certa indefinibile sospensione poetica che solca in avvio
The Reckoning, in un labirinto da rocker urbano per un disco di mutazione continua degli spazi dell’americana, introspettivi in
This Grand Charade che si aprono in
Cold Night In Santa Fe (con Sheryl Crow ai cori) e
Through Missing You, con il delizioso cambio di ritmo di
Little Bit Of Rust come un impronta in Anchors, lì dove la chitarra arriva sempre dove la parola non riesce a far breccia, con il violino a colmare vuoti e distanze.
Will Hoge si difende strenuamente dal facile tracimare dei sentimenti in
Baby's Eyes,
17 e
Angels Wings, affonda nel rock in
(This Ain't) An Original Sin, colpisce per il sound diretto meno costruito come nel recente passato, carrellate lunghe e lente alla chitarra, spostamenti intriganti al suono nella
Title-track e una Petty-ana chiusura con
Young As We Will Ever Be, sono tutte tracce di ripresa che arricchiscono l’impressione di nuova realtà per Will Hoge e al tempo stesso arricchiscono lo standard qualitativo di Anchors.
Ben Tornato!