A due anni dal successo di Traveller,
Chris Stapleton pubblica From A Room: Volume 1 (il secondo dovrebbe arrivare a fine 2017) e il risultato è un disco fresco e vitale, miracolosamente in bilico tra l’ineffabile spontaneità del reale e l’avvincente concatenazione della narrazione immaginaria di un country singer anni ’70.
Esplora i diversi livelli dell’amore, per lo più andati a male, e del country con la splendida
Broken Halos e la ballata scritta da Gary P. Nunn (ma portata al successo da Willie Nelson, ovvero
Last Thing I Needed, First Thing This Morning) si comportano come due magneti in
From A Room: Volume 1, se li tieni troppo lontano non succede niente, se sono troppo vicini si attaccano.
Chris Stapleton è riuscito a trovare, e mantenere, quel punto in cui vibrano per l’attrazione, tra quel guizzo fugace nel rock che solca
Second One To Know, l’intenso country che sciorina
Up To No Good Livin' e l’introspettivo solo acustico di
Either Way che solo la vita vera possiede (parla di un matrimonio in declino) e che solo la voce di Chris Stapleton è in grado di restituire.
Elettrifica quando necessario
I Was Wrong e
Without Your Love, parlano di quella gente normale di cui brulica la provincia americana, desolata e sconfinata, così diversa dall’America dei grattacieli in cartolina: un’America dove lo sporco sotto il tappeto si confonde con la polvere che invade certe strade del sud texano.
A chiudere il Volume 1 la ruspante verve di
Them Stems con una impetuosa armonica, selvaggia come la stridente chitarra che solca
Death Row, una ballata di morte su strade difficili, dalle lunghe strisce d’asfalto smarrite nella profondità della natura (apparentemente) libera e selvaggia, ormai esplorate, conquistate, ritratte, fotografate.
Ma Chris Stapleton le ha rese un’icona in From A Room: Volume 1.