HEATH GREEN And The MAKESHIFTERS (S.T.)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  30/06/2017
    

Un vento impetuoso dall’Alabama accompagna il quartetto di Heath Green And The Makeshifters, guarda un piccolo mondo capovolto con un coriaceo Blues e con i demoni del rock ‘n roll da esorcizzare.
S.T. è un disco da ascoltare, non ci vuole molto per saperne cogliere le mosse e le piegature tra la voce veemente di Heath Green e la chitarra molto calda di Jody Nelson (lasciate lavorate le indiavolate Out to the City e Secret Sisters e ve ne accorgerete), a fermarne il cuore pulsante da ansia e angoscia elettrica poi ci vuole il pianoforte in Ain't Got God e Ain't It a Shame, in grado di permettergli di battere con regolarità e serenità prima di accalorarsi in aspri assoli chitarristici, e tengono a galla Living on the Good Side e Took Off My Head.
L’esordio di Heath Green And The Makeshifters canta che è un piacere, gli strati anni ’60 e ’70 permeano Hold on Me e l’ipnotica ballata di I'm a Fool, racchiudono S.T. in due segni geometrici: una linea retta a dare una chiara direzione nel solco del blues/rock, per poi scoprire che questa retta viene però costantemente trasformata in un cerchio che li riporta ogni volta al punto di partenza ma con qualcosa di diverso (Ain't Ever Be My Baby e Sad Eyed Friend).
Un suono anche quando è ‘classico’ e ‘trasparente’ riesce a essere ‘rivelatore’ e ‘travolgente’, la capacità di Heath Green And The Makeshifters di soffermarsi su dettagli che diventano il cuore di S.T..