All’Hotel Ella, non sembra un albergo ma un luogo cinematografico, in una serie di appuntamenti pomeridiani, lo scorso Marzo nel consueto orario per l’aperitivo in Texas, ho ascoltato l’anteprima del nuovo disco di
Darden Smith.
Difficile scrivere qualcosa di nuovo, che sia rimasto sottotraccia o trascurato, ma
Everything se ha un occhio al passato è solo per rimettere assieme i pezzi finiti fuori posto, Darden Smith non cerca di ricomporre un puzzle esistenziale, obbedisce più alle regole della vita, ma sul risultato ci sono pochi dubbi, come lui li ha avuti sulla squadra di amici musicisti (si segnala Roscoe Beck al basso, Charlie Sexton alla chitarra e David Mansfield mandolino e pedal steel).
Speranza dura da rincorrere, l’amore duro da trovare, aleggiano su una serie di ballate introspettive anche modulate dalle chitarre e dal ritmo, scritte insieme agli amici songwriters Bruce Robison e Radney Foster, e nella splendida
Firefly c’è tutto il noto corredo del ‘Darden Style’, tutto ciò che in una sola canzone permette di estrarre un immaginario da un nugolo indistinto e di connotarlo inequivocabilmente come suo, e lo ripete in
Against the Grain e in
Everything.
Lo stile è Texano, sa quando elettrificare sulle sfumature bucoliche e dare supporto al pianoforte in
Love Will Win the War e
Forever o nelle più dolci
Soul Searching e
Home, salvo poi lasciarsi prendere a poco a poco dalle ragioni del cuore in
I Love You, Goodbye e la conclusiva
Can You See the Moon, ma è così Everything.
Siate pronti a concedere spazio a un possibile cambiamento di opinione, e successo all’Hotel Ella, potrebbe accadere anche a Voi.