Voce, armonica e slide guitar, il ribelle e poeta
Watermelon Slim (alias
William P. Homans) con un passato che racconta la sua vita (Vietnam, anni da camionista e l’attivismo politico), è un proletario libero col blues nel sangue, lontano è il 1973 quando incise Merry Airbrakes, ma aveva tanto altro da fare quindi per chiamarlo musicista, bisognò aspettare i primi del 2000, quando realizzò ben due dischi.
Marchiato dal delta del Mississippi, Watermelon Slim impregna
Golden Boy con un mix intrigante tra ballate folk con sfondi rurali e da club metropolitano dove puoi ascoltare di tutto, a un ruvido e scurissimo guitar blues-rock, e Golden Boy è sempre pronto a oltrepassare questi confini.
Ecco l’iniziale e trascinante
Pickup My Guidon, per poi restringerne le distanze con la ballata bluesy acustica di
You're Going To Need Somebody On Your Bond, Watermelon Slim le marca stilisticamente, rendendole uniche come
Wolf Cry con quei riflessi dei Nativi Indiani tra distorte chitarre elettriche o con l’armonica in un altro plumbeo blues,
Mean Streets.
Sa mettere a fuoco un incrocio universale tra rock e blues, come un bravo panettiere poco incline a modificare i propri impasti che rimane fondamentalmente fedele alla ricetta originale e l’impasto di Golden Boy non fa eccezione, infatti vi ritroviamo tutti gli ingredienti a lui più cari e di certo non guasta l’acustica
Northern Blues e poi il pianoforte sullo sfondo di
Cabbagetown e
Winners Of Us All, e tanto per non avere un'inconsolabile memoria, i 6 minuti di
Dark Genius).
Watermelon Slim invecchia bene, direi.