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Il paesaggio di
Forever Forward è poco inglese,
Half Deaf Clatch guarda sempre al rurale Sud americano, scurissime atmosfere bluesy e parentesi agresti acustiche come in
You Can't Delete The Devil, eh sì, il Diavolo resta nelle vicinanze, inevitabile, come le ballate di Half Deaf Clatch.
Ti catturano, c’è dentro di loro una specie di soglia o distanza concreta, materiale, che distingue chiaramente lo sguardo di Forever Forward da ciò che viene guardato da Half Deaf Clatch.
Separandoli e, al tempo stesso, indicandoli con forza in
Strange Days,
No More (Hangover Blues),
Omens e negli 8 minuti di
Ghost dove il delta blues lo sfiora, ma resta ancora in lontananza, ma va bene così, i testi affondano sempre nella realtà e sembrano precipitare in un mare aperto, e sanno ancora attraversare la linea dei corpi del blues in
Stop The World e della ballata cantautorale folk nella conclusiva bellezza di
Looking Back.
Forever Forward è a movimento continuo, e anche se scorre senza scosse, senza accelerazione, ti resta incollato addosso.