BAND OF HEATHENS (Duende)
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  Recensione del  28/04/2017


    

Senza sforzarsi di escogitare qualcosa di nuovo pur sapendo di non poter deviare dal terreno di cui si è preso cura per lungo tempo, la Band of Heathens torna ad osservare il territorio che si estende tra Texas e Louisiana, da dissodare in Duende non a cominciare dai suoi confini, ma in profondità.
Melodie sudiste, rock, country, rimandi anni ‘60 e ’70, Ed Jurdi e Gordy Quist, cantanti e chitarristi, ce la mettono tutta, tra All I'm Asking e Sugar Queen restituiscono la profondità di melodie ricercate e dei pensieri della Band of Heathens, un vagabondare corale e avvolgente non fine a se stesso, la rock ballad di Last Minute Man suggerisce l'idea che in Duende si annidino riflessioni sulla memoria stessa della band di Austin.
Affascina Deep Is Love e tira dentro immagini sgranate, sfumate dalle chitarre, non restano del tutto autonome e secondarie come nel recente passato.
Caratterizzano ogni volta melodie in leggero movimento, investono con effetti di luce appena accennati, ballate magnetiche come Keys to the Kingdom e Cracking the Code, e poi graffiano con l’intrigante Trouble Came Early, è un filo teso che passa attraverso semplici contatti, come al pianoforte con Ed Jurdi in Road Dust Wheels, dove i pensieri che si accavallano registrano gli spostamenti d'aria, i cambi di calore al confine texano descrivendoli e analizzandoli con intensa lucidità.
Chiude la saggia Green Grass of California, dalla parte della marijuana da legalizzare, tra una malinconica pedal steel non si limitano a selezionare e registrare la stramba realtà, ma cercano di provocarla e la producono, cercando di influenzarla direttamente sulla vita dell’ascoltatore.
Chissà se genererà interrogativi e riflessioni, almeno una fumata è garantita e con la musica di Duende un sapore differente.